Fino ad un paio di anni fa i podcast per me erano la trasmissione radiofonica che non ero riuscita ad ascoltare in diretta e che andavo a cercare e a scaricare dal sito dell’emittente. Sostanzialmente ignoravo che esistessero (e non da poco tempo) dei contenuti audio fruibili online sganciati dalle radio… Mea culpa! Eppure la produzione audio mi accompagna da molto nel percorso lavorativo, sia in ambito teatrale che commerciale, e ho fatto nel tempo anche parecchi tentativi di registrazioni indipendenti, realizzando ad esempio favole sonore per i figli di amici.

Un giorno, un giovane allievo aspirante attore mi parla dei podcast in maniera diversa, aprendomi un mondo. Comincio ad ascoltare, a nutrirmi voracemente di podcast di ogni tipo: prodotti super professionali e prodotti artigianali, italiani e non, podcast narrativi, giornalistici, formativi, scientifici, ecc ed ad ogni ascolto imparo qualcosa. Desidero ardentemente capire come si faccia a fare cose così belle e quindi, alla scuola di doppiaggio, affianco la frequentazione in presenza e online di corsi dedicati al podcasting. Investo tempo e risorse su me stessa e quando Maria Angela Cerutti (a sinistra nella foto), amica e vicina di casa, mi sottopone una sua raccolta di favole, fiabe e racconti, insieme alle pagine ho l’impressione di aprire uno scrigno, un forziere zeppo di possibilità: nasce così DAI NONNA! un podcast per bambini composto da racconti provenienti da tutto il mondo narrati da una Nonna brontolona alla sua Nipotina curiosa. Mi circondo di amici fidati a cui faccio ascoltare le prime registrazioni e le cui reazioni si rivelano estremamente preziose perché mi permettono di correggere la traiettoria e di osare un po’ di più. Chiedo al mio amico BELGA di realizzare la sigla e ad un’illustratrice (Noemi Vola) di fare la copertina del podcast. Lancio una pagina Facebook e comincio a registrare e a pubblicare settimanalmente le storie divise in serie da cinque (è appena cominciata la sesta serie), mi diverto a pubblicare anche i trailer delle singole serie e qualche storia speciale “fuori serie”. Ci prendo molto gusto, mi diverto veramente e spesso, in questi mesi, mi sono sentita grata nei confronti di un media che ho imparato a conoscere e che mi dà la doppia possibilità di mettere in pratica competenze pregresse e di mettermi alla prova con le nuove competenze tecniche.

Il 2020 è stato di certo un anno sorprendente, spiazzante, destabilizzante. Se lavorativamente mi ha dato poche possibilità di esibirmi dal vivo, di incontrare il pubblico in teatro, di guardare negli occhi gli spettatori, mi ha inaspettatamente dato un po’ di tempo in più per esprimermi davanti ad un microfono. Nei giorni più faticosi di quest’anno bizzarro, fare podcast, sedermi alla postazione nel mio studio domestico, preparare le copertine degli episodi e i post per i social, scegliere i suoni, registrarne di nuovi, dare voce ai personaggi e, in fine, montare il tutto, mi ha spesso restituito sorriso e buon umore. Mi ha gratificato leggere il commento di un piccolo ascoltatore entusiasta e vedere aumentare i download, mi ha riempito di gioia scoprire che vecchi amici condividono la mia stessa passione e che attraverso di essa posso incontrare nuove persone molto interessanti, ipotizzare collaborazioni, sperimentare sia artisticamente che tecnicamente, sognare e progettare nuove produzioni.

Nel mondo dei podcaster si ironizza sul fatto che ogni anno vengono pubblicati articoli che profetizzano: “Questo sarà l’anno del podcast!”. Ecco, io non lo so se il 2020 è stato l’anno del podcast in generale (anche se i numeri paiono confermarlo), ma so che lo è stato per me e per questo ringrazio!

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